Quando scegliamo la scuola superiore siamo ancora dei bambini, giovani ragazzi che non hanno le idee molto chiare e che non pensano al futuro con serietà. Durante i mesi precedenti alla scadenza delle iscrizioni siamo inondati da pubblicità, orientamenti, open-day e soprattutto da consigli ed influenze da parte di amici e principalmente parenti che vogliono per noi il meglio, ma che delle volte non ci lasciano liberi di decidere perché ci caricano di pressione ed aspettative.
Dobbiamo fare una delle scelte più importanti della nostra vita, una di quelle che ci ricorderemo per sempre e quella che influenzerà il nostro futuro, ma non ce ne rendiamo neanche conto e delle volte, quindi, giochiamo alla roulette russa. Ma così è la vita e purtroppo non possiamo cambiare il corso del tempo, perché molto spesso siamo costretti a crescere prima del dovuto.

Anche io, cinque anni fa, dovetti fare questa scelta, scelsi l’Istituto per Geometri senza neanche pensarci troppo, senza rifletterci e, come il mio solito, mi mossi d’istinto. Entrai in questa scuola come un ragazzo timido, introverso, pieno di ansie, paure e preoccupazioni. Ero convinto che il Galilei fosse semplicemente una tappa, lunga, ma pur sempre una tappa insignificante e monotona, nella quale, come al mio solito, non sarei riuscito a far uscire il vero me.
Oggi invece, pochi giorni dopo l’annuncio delle materie d’esame, mi ritrovo davanti un computer a scrivere un articolo, per condividere con voi lettori del “Cannocchiale del Galilei” il mio grande stato di infelicità, in questa scuola ci sto lasciando il cuore, ci sto lasciando un pezzo di me, un pezzo della mia vita, che, grazie a questo luogo, è diventata molto più soddisfacente. Ho sempre visto il Galilei come una grande famiglia, e quando lo scorso sabato pomeriggio, mi sono ritrovato improvvisamente nel laboratorio di Legno a canticchiare con i miei compagni di scuola delle canzoni suonate dai nostri docenti, ne ho avuto la conferma, perché forse notiamo le cose quando arriva il momento di vederle e quando arriva il momento di capire che quelle cose stanno giungendo a conclusione.
Il Galilei per me è stata una vera e propria avventura, qui ho trovato l’amica della vita, dei docenti speciali ed è sempre dentro queste mura che ho realizzato alcuni dei miei sogni riposti in un cassetto. Insomma, quella famosa scelta, che ho dovuto affrontare da bambino, è stata completamente azzeccata. Mancano ancora circa cinque mesi prima di dire addio definitivamente a questa scuola, ho ancora tempo, e soprattutto ho ancora la possibilità di vivere moltissime esperienze, prima fra tutte: il temuto esame di maturità. E allora ragazzi, mi rivolgo a voi, godiamoci ancora questi mesi, viviamo a pieno e con spensieratezza e ricordiamoci che, quando nell’ultimo giorno di scuola suonerà la campanella, quello sarà per noi l’ultimo secondo della nostra adolescenza.
Dalai Lama diceva: “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani; perciò, oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.”
Articolo di Maceroni Pierfrancesco
Video allegato di Leonardo Luciani